Crisi e lavoro, un binomio che dovrebbe far riflettere

Crisi e il lavoro sono parole che da sempre convivono. Recentemente, alcune statistiche hanno mostrato che la disoccupazione, cioè i senza lavoro, sia perché non lo cercano quanto perché l’anno perso, è su livelli.

Se c’è disoccupazione c’è crisi, nella quasi totalità dei casi è così; ma in un futuro prossimo potrebbe non essere più così, perché magari il pil di un paese potrebbe anche crescere facendo a meno delle persone ma potendo contare su una forte automatizzazione. Questo sono però idee da futurologo, il presente ci consegna una crisi che tutti dicono globale e che stiamo affrontando usando le stesse teorie che ci hanno portato nella crisi, nel senso che non si vede all’orizzonte nessuna ideona di sviluppo, ma solo tagli che recano con sé, necessariamente, altri disoccupati, perché se si agisce con la mannaia è difficile non fare delle vittime.

Ad ogni buon conto bisogna avere fiducia e guardare il bicchiere mezzo pieno. Il decreto sviluppo di Passera ha reintrodotto gli incentivi alle rinnovabili, pertanto gli operatori del settore non dovrebbero avere perdite, anzi, nelle idee, i posti di lavoro dovrebbero aumentare. I tagli dei servizi, poi, potrebbero favorire delle imprese private che avranno il compito di erogare lo stesso servizio prima fornito da un ente pubblico.

In tal modo, altre prospettive di lavoro potrebbero schiudersi all’interno di un quadro di crisi abbastanza forte. Come al solito, la competenza e il saper fare bene qualcosa può rappresentare, in tempi di crisi ancora di più, la differenza tra chi lavora e chi no. Un po’ come chi è senza lavoro riesce a creare portali dedicati al mondo del lavoro, dando consigli e servizi utili a chi è alla ricerca di un impiego.

Insomma, se qualcuno dovesse restare senza lavoro dovrebbe in primis puntare sulla sua riqualificazione.

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